Da una relazione di
Carlo M. (*)
Il freddo e la
capacità inventiva dei migranti che in qualche modo sono riusciti ad
aggirare la sorveglianza delle guardie di frontiera svizzere, hanno
quasi svuotato il campo profughi di Como.
Ora nel campo si
aggirano solo donne minorenni e famiglie con bambini. Un certo numero
di profughi di sesso maschile, che sono restati forzatamente fuori,
si fa vedere di tanto in tanto, in prossimità del campo. Il numero
di questi poveri disgraziati può variare, a seconda dei casi, da un
minimo di trenta a oltre ottanta casi. Per ciascuno di essi il
problema non è certamente risolto e l’emergenza è tutt’altro
che finita.
(*) Carlo Mantegazza
vive a Saronno. Dal mese di agosto 2016 ha seguito giorno per giorno,
prodigandosi nel concreto, la tragedia della massa di profughi che
cercava di raggiungere la Germania e che è stata bloccata ai confini
dell’Italia dal governo elvetico, creando a Como un piccolo
eswempio di quello che è stata la “ Jungla” a Calais.
La società comasca
ha dimostrato di essere matura per affrontare questo tipo di eventi.
Non ci sono state fiaccolate o blocchi stradali. C’è stata invece
tanta solidarietà, specie tra i giovani e i volontari che si sono
impegnati per aiutare la massa dei migranti, sono stati centinaia.
Tra questi si sono distinti anche i ragazzi del Telos di Saronno.
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