Rapporto dal campo profughi di Como. di Carlo Mantegazza
Abbiamo ricevuto questo rapporto da Carlo Mantegazza che, fin dal mese di luglio di quest'anno, sta seguendo come volontario indipendente la tragedia dei migranti respinti dalla Svizzera e bloccati a Como. A Como come a Saronno, come a Gorino e in tanti altri posti in Italia, si manifesta in tutta la sua gravità la mancanza di una cultura dell'accoglienza e l'inefficienza delle istituzioni nazionali ed europee, difronte a quello che sta diventando il punto di scontro tra due diversi modi di concepire la politica e la vita sociale.
Ciao
Cesare,con
un po' di ritardo ti invio qualche parola sulla situazione
riguardante il campo migranti a Como e con essa ti allego anche una
bellissima lettera scritta da un ragazzo a cui è stato consegnato un
foglio di via.
A
presto
Carlo
Dai
primi giorni di luglio nei pressi della stazione san Giovanni a Como
hanno iniziato a divenire sempre più numerosi gli accampamenti di
migranti respinti alla frontiera Svizzera, in viaggio alla ricerca di
un luogo in cui venga finalmente riconosciuta quella dignità umana
loro negata nei propri paesi d’origine.
Volontari
più o meno indipendenti si sono fatti quasi completamente carico di
prestare loro assistenza, in attesa di una quantomeno lenta risposta
istituzionale, per i mesi che hanno preceduto l’apertura di un
campo governativo nella seconda metà di settembre.
Mentre
al confine i diritti di molti venivano arbitrariamente calpestati a
detta di vari osservatori nazionali ed internazionali e la situazione
dei migranti in stazione era resa ancor più precaria da condizioni
igieniche decisamente inadeguate e un’informazione legale a dir
poco insufficiente e non organizzata.
Oggi
il campo gestito da croce rossa italiana ospita da 300 a 400 persone,
garantendo un riparo notturno a chi riesce ad accedervi, non sempre
senza difficoltà, troppo spesso a causa della rigida applicazione di
un regolamento mai reso pubblico, se non per la sua continua
“evoluzione”.
Appena
3 giorni fa una famiglia palestinese con almeno 8 bambini sarebbe
rimasta di notte sotto la pioggia se la parrocchia di Rebbio non
fosse intervenuta contattando comune, prefettura e media e garantendo
ospitalità a due dei suoi componenti che non possedevano i requisiti
per l’accesso, che, stante la capienza “logistica” giunta al
limite, erano garantiti, oltre che ai bimbi, solo ai relativi
genitori. (Provo a tradurre: lo spazio si sarebbe potuto anche
trovare, ma … se la legge non lo impone… )
Nessun
tipo di attività ricreativa o educativa si è fino ad ora svolta al
di qua o al di là del suo cancello, aperto all’esterno pressoché
ai soli volontari Caritas e croce rossa, a loro volta apparentemente
chiusi dalle maglie del solito “inderogabile” regolamento.
A
molti ragazzi sono stati persino consegnati dei fogli di via, che
impediscono loro l’accesso alla città, pena da 1 a 6 mesi di
reclusione, per essersi esposti in solidarietà ai migranti contro
decisioni ritenute inopportune prese dalle autorità preposte alla
gestione dell’emergenza (non conoscendo i fatti nei dettagli
rimanderei per questo al testo di una lettera da uno di loro
diffusa), altri si è provato a intimidirli.
Nonostante
questo, diverse associazioni comasche si stanno comunque attrezzando,
e finalmente grazie alle risorse da loro messe a disposizione, a
breve dovrebbero avviarsi diverse iniziative a partire da un corso di
lingua italiana.
Così
come, con l’arrivo dell’inverno, rispondendo finalmente alle
insistenze di queste o semplicemente al buon senso, la prefettura, si
è decisa a prenderà in considerazione un’accoglienza maggiormente
diffusa sul territorio per quanto riguarda 100 minori, che troveranno
alloggio in diverse strutture di cui sarà preventivamente accertata
l’idoneità.
Evitando
possibili illecite commistioni con gli altri ospiti, l’ulteriore
aggravio di indisponibilità “reali o logistiche” ed in
particolare, garantendo loro condizioni decisamente più adeguate.
(“persino” in accordo agli standard)
L’assistenza
legale ancora tarda però a rendersi efficace e si spera che con
l’avvicinarsi del freddo ci si organizzi per riuscire a dare
un’accoglienza più dignitosa a chi, donne e minori compresi, non
trova ora che un paio di coperte, lasciate da alcuni cittadini sotto
un porticato, per ripararsi dalla notte, contro un’ordinanza,
ovviamente disattesa, che impedirebbe a chiunque persino di
accamparsi sul territorio comasco…
…
qualcuno
ci sta già pensando…
…e
se solo provassimo ad ascoltarci a vicenda, forse qualche passo
riusciremmo anche a farlo…insieme…
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